E’ successo di tutto, in un anno che, già per come era iniziato, non sembrava prospettare eventi particolarmente entusiasmanti. L’emergenza Covid ha completamente travolto e stravolto le nostre vite, ormai da diversi mesi, rimodulando tempi, abitudini e innescando dinamiche alle quali non eravamo preparati e benchè meno pronti.

Non eravamo pronti ad interrompere bruscamente le nostre vite e le nostre relazioni, mettendo ogni cosa in stand by per un tempo indefinibile. Abbiamo dovuto abituarci a rivedere il nostro concetto di tempo e di spazi, rimodulare l’idea di “stare a casa”, quando è diventata non più una scelta tra le tante, ma l’unica soluzione possibile. 

In questo articolo uscito su Elle Decor qualche settimana fa, si parla di come, durante l’emergenza, le restrizioni abbiano trasformato la nostra idea di “stare a casa”, non più intesa come “house”, luogo dove ritornare a fine giornata,  ma più sentimentalmente come “home”. In effetti, quella che spesso e volentieri era la nostra ultima meta, dopo una giornata scandita e attraversata da altri luoghi e spazi, è diventata un “contenitore” unico, dove convogliare qualunque attività quotidiana: lavoro, svago, cene, telefonate e aperitivi virtuali. Per oltre due mesi, tutto è trascorso tra le quinte delle nostre abitazioni.

E’ inevitabile pensare quindi, a come cambierà, o più verosimilmente è già cambiata, la nostra relazione con gli spazi domestici.

Ripercorrendo con la mente tutte le case che ho vissuto (da quella dove sono nata, a quella dei nonni, alla casa attuale dei miei genitori) la prima cosa a cui penso sono i grandi spazi. Mi sento in dovere di precisare che ho origini Pugliesi, dove sotto i 110 mq è tutto classificabile come ripostiglio, la zona giorno è organizzata in funzione delle frequenti riunioni familiari con grandi tavoli e una generale sensazione di convivialità e comfort, condita da una maniacale cura dei dettagli e dalla presenza (spesso ingombrante) di ninnoli e complementi di arredo molto lontani dall’idea di minimalismo che sposiamo oggi. 

Una visione di casa sicuramente più lungimirante e senza dubbio  intesa più come “home” , che risponda alle esigenze di una coppia, prima e di una famiglia, poi.

E’ naturale che la differenza che corre tra la casa di infanzia e i nostri attuali appartamenti da 40 mq in città, sia il frutto dei lenti cambiamenti, che negli anni, hanno modificato in primis le esigenze e gli stili di vita degli abitanti stessi. E forse il punto è proprio questo, la tempistica. 

Il cambiamento degli ultimi mesi è stato così repentino, piombato all’improvviso tra capo e collo, che non ci ha dato il tempo di capire come si fa ad allestire al meglio una workstation sul tavolo della cucina, e ci ha costretti a cercare disperatamente  l’angolo meno fetente per fare da sfondo alle call di lavoro (confessatelo pure, dai!). 

Siamo stati colti impreparati, e le nostre case insieme a noi. 

Piccole e spesso temporanee,  si sono rivelate poco organizzare  per rispondere ad un improvviso e diverso stile di vita che non abbiamo potuto scegliere. Abbiamo scoperto, di colpo, necessità che prima erano tutto sommato trascurabili, come ad esempio, cercare l’angolo migliore per lavorare, come è successo a me, che per giorni ho continuato a ruotare la disposizione della mia stanza, per riuscire a trovare un modo che fosse pratico ed esteticamente gradevole di posizionare la scrivania verso la finestra. 

La mia vena romantica mi porterebbe a pensare che forse, dovremmo parlare  più spesso di questi temi, discutere di quanto sia importante rivalutare l’idea di casa in funzione a quelli che sono i nostri rituali quotidiani, un abitare un po’ più “lungimirante” come un tempo, che non debba necessariamente risolversi spostarsi tutti in campagna, a cercare metrature ampie, giardino, un cane ed un unicorno, come se fosse l’unica soluzione possibile. Bisognerebbe accettare una cosa chiara ormai a tutti, ovvero che i luoghi che abitiamo influenzano in maniera notevole il nostro stato psicologico; ecco, mi piacerebbe che lo tenessimo sempre bene in mente quando scegliamo dove vivere, che tornassimo a pensare a quel concetto di casa intesa come “home”, a dare la giusta importanza al tempo che trascorriamo al suo interno, a come decidiamo di arredarla e organizzarla, pensandola non più come ad luogo di passaggio, ma come spazio da cucirci addosso, polifunzionale e flessibile, accogliente e a misura di noi stessi, dove essere felici di tornare alla sera, ma anche e soprattutto di trascorrervi l’intera giornata.